Lavello: grandi firme del giornalismo nazionale premiate in nome dell’illustre Alberto Jacoviello! I dettagli

Domani, Mercoledì 9 Ottobre, si terrà il premio giornalistico nazionale dedicato ad “Alberto Jacoviello”, noto giornalista lucano scomparso nel 1996 a Lavello, suo paese natio.

Ormai giunto alla quinta edizione, l’evento avrà luogo, alle ore 17:30, nell’auditorium dell’Istituto di Istruzione Superiore “Giuseppe Solimene”, dedicato proprio al giornalista scomparso.

Alberto Jacoviello è stato, per riconoscimento generale, fra i più grandi giornalisti del secolo scorso, corrispondente estero di punta, commentatore acuto di fatti nazionali.

I saluti istituzionali saranno affidati:

  • alla Dirigente Scolastica del IIS “Solimene”, Prof.ssa Anna Dell’Aquila;
  • al Sindaco di Lavello, Sabino Altobello;
  • al presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi;
  • al presidente BCC di Lavello, Michele Abbattista.

Per ricordarlo ed onorarlo meritatamente, interverranno e saranno premiati:

  • Domenico Quirico;
  • Luciana Castellina.

Vitantonio Iacoviello, coordinatore dell’evento, dice di Quirico:

“Scrive Domenico Quirico sul suo ultimo libro ‘Che cos’è la guerra’, a proposito della rivoluzione egiziana del 2011, ‘E’ crollato anche Mubarak: miseramente, come Ben Alì. Anche questa volta a farlo cadere non è stato un complotto di notabili insoddisfatti o l’esercito avido di potere: anche al Cairo è stata la piazza, come a Tunisi, una piazza, una piazza brulicante di giovani adolescenti, quasi bambini, che hanno trascinato con sé gli adulti’.

I giovani, come a Tunisi. A Tunisi, racconta Quirico, ‘In strada ho trovato ragazzi che venivano da quartieri che nessun turista visiterà mai, che le guide indicano come pericolosi, dove non c’è niente da vedere, solo sporcizia e degrado. Non è difficile trovarli, senti da lontano un odore terribile, che ristagna soprattutto nei mesi più caldi dell’estate: viene dalle acque immobili, dalle pozze putride che circondano una parte di Tunisi e dalle gigantesche discariche dove la città ricca rovescia i suoi rifiuti. Tanti rifiuti, perché sono i ricchi che consumano.

I poveri non hanno nulla da gettar via. Egitto: la mia mente va a ritroso nel tempo, rileggo il libro ‘Appuntamento a Suez’ , scritto nel 1952 da Alberto Jacoviello, inviato speciale de L’Unità. ‘Appena arrivato al Cairo – racconta Alberto – cercando con gli occhi un punto di riferimento tra le altissime cupole delle moschee, distinsi il grattacielo di via Scerif Pascià; intorno ad esso, in un quadrilatero di poche centinaia di metri, indovinai, più che vedere, le banche, i centri finanziari nei quali si commercia la ricchezza dell’Egitto, gli alberghi sontuosi, i negozi di lusso, i palazzi da mille e una notte.

Ma tutto questo era come sommerso da una grande distesa di case basse, miserabili, ammucchiate una sull’altra, quasi tutte dello stesso colore grigiastro del fango con il quale sono state costruite; da esse veniva un frastuono assordante, il rumore della vita di due milioni di esseri umani che non tutti i giorni riescono a mangiare’. ‘Ecco il frutto di settanta anni di colonizzazione britannica: cinque o seicento metri quadrati di palazzi moderni, annegati in un oceano di miseria e di disperazione!’

A distanza di sessant’anni, nulla è cambiato per queste popolazioni, sfruttate dalla colonizzazione prima e dai loro stessi governanti (in affari con nuovi e vecchi colonizzatori) poi, come racconta Quirico.

E, come Alberto Jacoviello, Domenico Quirico viene inviato a descrivere,’a vivere in prima persona’, rivoluzioni e guerre, parteggiando sempre per sfruttati e rivoltosi, spesso arrestato da una parte o dall’altra dei combattenti (come  Jacoviello nel 1956 a Budapest nella famosa rivoluzione, arrestato e dai rivoltosi e dai russi invasori).

Rapito, Quirico, per due giorni nel 2011 in viaggio verso Tripoli. Rapito in Siria nel 2013 da Aprile a Settembre, ne scrive nel libro ‘152 giorni in ostaggio in Siria’.

In Sudan, nel Darfur, il Corno d’Africa, in Uganda, Egitto, Tunisia, Libia Mali, Somalia.

Sempre a descrivere, a vivere, repressioni, speranze, guerre che non hanno mai fine, delle quali spesso ci si dimentica inizi, motivazioni, e delle quali non si intravvede la fine.

Jacoviello in ‘Appuntamento a Suez’ parla con un rivoltoso e gli  chiede cosa avrebbero fatto dopo la partenza degli inglesi. Risposta: Dopo lotteremo contro i nemici interni. Chiude Jacoviello  ‘La cosa non mi sorprese: nelle campagne, nelle università, nei vicoli miserabili del Cairo, nei sindacati di Porto Said, ovunque avessi potuto prendere contatto col popolo, avevo udito le stesse parole: cacciare gli inglesi, prima; lottare per la giustizia all’interno dell’Egitto, dopo’.

Il giorno 9 ottobre chiederemo a Quirico che, insieme con Castellina, sarà insignito del Premio giornalistico nazionale Alberto Jacoviello, a che punto è l’emancipazione per la quale in quella parte del mondo in tanti hanno dato la propria vita.

A che punto le speranze, fino a che punto noi, popolo occidentale ‘civile’, ci stiamo impegnando per aiutare questi popoli martoriati da ingiustizie e guerre.

E chiederemo a Quirico ‘Che cos’è la guerra?”.

Di Castellina, invece:

“Ho conosciuto Luciana Castellina a casa della mia amica Caterina Cardona Gambino, vedova di Antonio Gambino.

Antonio, carissimo amico di Alberto Jacoviello, è stato uno dei più noti esperti di politica estera della stampa italiana, cofondatore dell’Espresso, insieme con Eugenio Scalfari e Arrigo Benedetti, nel 1955.

Luciana si reggeva su due stampelle e non ho ritenuto che fosse l’occasione giusta per chiederle se poteva onorarci della sua presenza a Lavello per conferirle il Premio giornalistico nazionale Alberto Jacoviello.

Nelle precedenti edizioni sono stai insigniti Rocco Brancati, Bernardo Vali, Antonello Caporale, Nico Piro, Ferruccio de Bortoli, Giovanna Botteri, Massimo Giannini, Lucia Goracci e Sergio Rizzo.

Poi, il 3 agosto scorso, leggo una bellissima intervista di Antonio Gnoli a Luciana su Robinson di Repubblica e ne sono affascinato, già dal titolo, ‘a novant’anni resto sempre una comunista ribelle’, leggo alcune sue risposte, fra le quali  ‘Effettivamente, è raro che si arrivi alla mia età con questo slancio. Ma più che di vitalità parlerei di amore per la vita e per il senso che ancora do alle cose importanti. Non è che mi sbatto a destra e a manca per il puro piacere di muovermi’.

Leggo che tutti gli anni va nel campeggio dell’Arci a Isola Capo Rizzuto dove incontra giovani che discutono, che ‘non sono anime spente o smarrite. Sono ragazzi e ragazze che discutono, sotto i pini, in un caldo infernale’.

E ancora, alla domanda di cosa avesse tenuto insieme quelli del Manifesto e soprattutto poi lei e Rossana Rossanda lei risponde ‘La passione intellettuale ed esistenziale per le cose importanti. Fra tutte, l’idea di una società migliore’.

A chiusura dell’intervista le viene chiesto ‘Che traguardo sono i novant’anni?’, e lei ‘Bello, brutto, strano. A seconda dei momenti. L’unica cosa che mi secca veramente è che non riuscirò a vedere come finirà. È una fase troppo lunga e complessa quella che stiamo vivendo. A volte dico: qui stanno distruggendo tutto e allora penso a quei benedettini che furono la grande risorsa culturale dei secoli bui. Si presero cura di tutto quello che di fondamentale il passato aveva prodotto. Mi sento un po’ così. Con la sensazione che occorra ricostruire il lessico dei valori, dei sentimenti, dell’agire politico. Sarebbe bello se un giorno fossimo riscoperti per questo oscuro lavoro’.

Negli stessi giorni vedo una video intervista e constato che Luciana è in ottima forma.

La chiamo, le faccio gli auguri per il suo compleanno, il 9 agosto, le dico che cade nello stesso giorno di quello di mio padre Antonino, che oggi avrebbe avuto 109 anni, le chiedo di essere con noi il 9 ottobre per il Premio, lei accetta.

Quel giorno parleremo anche del suo interesse per i fatti del ’43 e del dopoguerra in Puglia e Basilicata, Andria soprattutto, ma anche Montescaglioso, su cui scrisse Alberto Jacoviello), riguardanti proprietari terrieri, braccianti, reduci, ma anche la famiglia reale, Badoglio, tedeschi, americani, insomma, un importantissimo pezzo di storia. Sarà una interessantissima serata”.

Un Premio che valorizza le buone notizie e gli operatori della comunicazione che sono testimoni di problemi e storie di solidarietà, integrazione sociale, convivenza civile, fratellanza, attenzione verso il prossimo e difesa dei diritti e della dignità umana.

Ci sono tutte le premesse per una serata intensa di emozioni.

Di seguito la locandina dell’evento e le opere letterarie di coloro che verranno premiati premiati.