Impianto biometano Venosa: “Cosa ci fanno quelle quattro vasche piene in un cantiere ancora in costruzione?”, a chiederlo…

Di seguito la lettera inviata al Sindaco di Venosa da Giorgio Griesi e Arturo Raffaele Covella, rispettivamente Presidente dell’organizzazione politica Venosa pensa e Coordinatore del Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente, circa l’impianto di biometano in costruzione in contrada Setelito:

“Nei giorni scorsi abbiamo protocollato una lettera indirizzata al Sindaco del Comune di Venosa, all’Assessore all’Ambiente, al Presidente del Consiglio comunale e a tutti i consiglieri (di maggioranza e di opposizione).

La lettera riguardava l’impianto di biometano in costruzione in contrada Setelito nel Comune di Venosa e conteneva due richieste molto specifiche.

Una prima richiesta di annullamento in autotutela dell’autorizzazione rilasciata alla società Biometh srl alla realizzazione di suddetto impianto, una seconda richiesta invece di revoca della stessa autorizzazione ai sensi dell’art. 21 nonies della Legge n. 241 del 1990.

Le nostre richieste prendono spunto da quanto dichiarato dall’Assessore all’Ambiente del Comune di Venosa che, nel rispondere a specifica interrogazione presentata dai consiglieri dell’opposizione (gruppo consiliare VenosaDuemilaventiquattro), ha riconosciuto che vi è stata una variante all’originario progetto presentato dalla Biometh srl e che detta variante comporta un aumento delle immissioni da parte dell’impianto in costruzione.

Prendendo atto di quanto dichiarato ufficialmente dall’Assessore durante il consiglio comunale, abbiamo ritenuto che si dovesse riaprire la discussione intorno all’impianto in questione e alle sue ricadute sul nostro territorio, ritornando a valutare la presenza di un interesse pubblico o meno e la necessità di procedere a una attenta valutazione dei rischi per la salute pubblica, per l’ambiente, per le aziende agricole presenti a ridosso dell’impianto in questione.

Siamo sempre stati contrari alla realizzazione di questo impianto per molte ragioni che attengono alla tutela del nostro territorio e dei cittadini di Venosa.

Nel corso della passata consiliatura abbiamo presentato interrogazioni e ordini del giorno per bloccare la costruzione di un impianto in netto contrasto con la realtà della nostra città, una realtà fatta di bellezze naturali, di cultura, di turismo, di agricoltura.

Oggi, dopo aver effettuato alcune riprese aeree con un drone sull’area interessata da detto impianto, siamo ancora più convinti della nostra posizione.

Un mostro di cemento nel centro della campagna venosina.

Un cantiere non ancora terminato che mostra però già qualcosa di molto strano.

Dalle riprese effettuate in data 05.01.2020 si vedono infatti 4 vasche riempite completamente.

Vasche che contengono una sostanza non meglio identificata di colore rossastro e con una schiuma evidente in superficie.

Cosa ci fanno quelle quattro vasche piene in un cantiere ancora in costruzione?

Sono autorizzate a contenere quelle sostanze?

Cosa è stato scaricato in quelle vasche e da chi?

È possibile che vi sia un cantiere senza alcun tipo di protezione e di recinzione?

Qualcuno sta controllando quello che accade presso l’impianto?

Cosa c’è di vero nelle voci che parlano di numerose autocisterne che nelle settimane scorse sono venute a conferire presso l’impianto?

Sono tutte domande che ci poniamo preoccupati per quanto sta accadendo e per il silenzio che avvolge questa vicenda.

Un silenzio assordante, un muro di gomma che ormai siamo abituati a toccare quando si tratta di parlare di vicende venosine.

Nonostante questo silenzio noi proseguiamo e non ci arrestiamo.

Continuiamo a fare le nostre domande e le nostre denunce, prima o poi qualcuno dovrà darci ascolto e rispondere.

Venosa Pensa continuerà, insieme al Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente, a monitorare la situazione e a battersi per l’interesse della comunità.

Tutti i cittadini che vorranno appoggiare le nostre istanze e collaborare con noi potranno farlo e saranno i ben venuti.

Venosa è di tutti e tutti abbiamo il dovere di impegnarsi per difenderla e migliorarla”.