Quando la storia diventa esperienza, responsabilità, coscienza. Gli studenti delle classi quinte del Federico II di Melfi raccontano l’esperienza appena conclusa.
Il viaggio della memoria degli studenti delle classi quinte del “Federico II di Svevia” di Melfi non è stato un semplice itinerario tra città europee, ma un attraversamento consapevole di luoghi in cui il Novecento ha lasciato ferite non ancora rimarginate.
I ragazzi, protagonisti assoluti di questa esperienza, hanno trasformato ogni tappa in una riflessione viva, personale, spesso dolorosa ma necessaria.
Pietro, del Liceo Scientifico, racconta con lucidità ciò che ha provato entrando nel primo lager nazista:
“Andare a Dachau è stato come entrare in una ferita ancora aperta della storia.
Camminare su quel suolo, lo stesso che meno di un secolo fa era attraversato dalle SS e da prigionieri ridotti all’ombra di sé stessi, mi ha fatto stringere lo stomaco.
Fa impressione pensare che quei viali silenziosi erano scenari di paura, ordini urlati e vite sospese”.
Di fronte a questa realtà, matura una consapevolezza che non riguarda solo il passato:
“La crudeltà non è un incidente della storia moderna, ma un’ombra che accompagna l’uomo da sempre… La memoria non è retorica: è responsabilità.
Ricordare è l’unico modo per impedire che quel passato possa ripetersi”.
Anche per Ludovica, dello Scientifico Scienze Applicate, Dachau è stata una tappa profondamente formativa:
“È stata la visita più toccante: osservare da vicino un luogo in cui si è scatenata la brutalità della guerra mi ha dato una consapevolezza diversa da quella che si può avere sui libri”.
Pierpaola, del Liceo Classico, riflette sul contrasto vissuto camminando per Monaco, città simbolo dell’ascesa del nazionalsocialismo ma anche della sua più coraggiosa opposizione:
“Per le vie di Monaco abbiamo respirato due correnti: da un lato i luoghi in cui Hitler ha agito, dall’altro il coraggio dei ragazzi della Rosa Bianca, giovani della nostra età che scelsero di opporsi”.
La sua riflessione restituisce un messaggio potente:
“Ciò che conta sono le azioni, non l’età. Una voce, quando trova spazio tra la gente, può diventare verità”.
Il viaggio è stato anche incontro con pagine difficili della storia europea.
Jacopo, dello Scientifico Tradizionale, sintetizza così il senso di questo attraversamento:
“È stato un viaggio nei luoghi dove il Novecento ha lasciato le sue ferite più profonde: campi di concentramento, foibe, confini instabili.
In questi spazi sospesi tra dolore e silenzio si comprende davvero la fragilità della dignità umana”.
E aggiunge:
“Torniamo arricchiti di valori che non sono garanzie, ma responsabilità da custodire”.
Anche Vincenzo, Scienze Applicate, sottolinea il valore storico ed educativo dell’esperienza:
“Visitare questi luoghi ci ha aiutato a comprendere meglio il contesto che studieremo in classe.
È un’occasione unica, che segna e che difficilmente si dimentica.»
Le loro parole restituiscono ciò che nessuna lezione frontale potrebbe ottenere allo stesso modo: la trasformazione della storia in coscienza civile”.
Ed è Letizia, del Linguistico, a chiudere il senso profondo del viaggio, con la voce di chi ha sentito crescere dentro di sé qualcosa di definitivo:
“Se volessimo descrivere questo viaggio con tre aggettivi, diremmo: consapevolizzante, toccante, conclusivo”.
Consapevolizzante, perché ha smascherato una verità più complessa e reale del Novecento di quanto si immagini nei film.
Toccante, perché ha toccato corde profonde, riattivando sensibilità sopite.
Conclusivo, perché chiude un percorso umano durato cinque anni e ne apre un altro: quello della maturità, della responsabilità, dell’amicizia.
E poi una certezza che parla a tutti:
“Questo viaggio ci ha mostrato quanto sia importante mantenere vivo il ricordo affinché la storia possa essere un insegnamento. È così che si cresce: guardando ciò che è stato, per capire chi vogliamo essere”.
Un viaggio della memoria che diventa, per questi ragazzi, un viaggio di formazione umana. Un passaggio decisivo verso la cittadinanza consapevole, verso un futuro in cui ricordare non è un compito, ma un impegno morale

































