Riceviamo e pubblichiamo una nota del Coordinamento Agricoltori della Basilicata:
“La Basilicata è arrivata al punto in cui non si può più rinviare nulla.
La crisi idrica ha messo in evidenza ciò che per anni era rimasto sottotraccia: senza dati affidabili e una gestione strutturata, ogni territorio diventa vulnerabile. Finché le stagioni hanno retto, il sistema è apparso stabile; ma nel momento in cui l’emergenza ha chiesto riscontri concreti, quell’equilibrio si è spezzato.
La gestione dell’acqua è avanzata senza un quadro informativo aggiornato: bilanci non verificati, controlli limitati, analisi incomplete. Un impianto sostenuto più da dichiarazioni che da verifiche tecniche.
Il Metapontino lo ha dimostrato in modo evidente. Il “100% delle prenotazioni” era stato presentato come un traguardo, ma mancavano misurazioni reali sulla disponibilità idrica e sulla capacità delle reti.
Era una percentuale dichiarata, non un dato verificato. Quando la crisi ha imposto scelte operative, quella cifra si è rivelata insostenibile: superfici ridotte, volumi inferiori alle attese e imprese costrette a riorganizzare l’intera stagione.
Situazioni analoghe emergono in altre parti della regione. Dove le infrastrutture storiche hanno retto, l’impatto è stato contenuto; altrove, anni di interventi rimandati hanno lasciato territori scoperti.
Nel Vulture, la diga del Rendina è il simbolo più evidente di questo ritardo: un’infrastruttura esistente ma non utilizzabile, ferma da anni in attesa delle riparazioni e della rimessa in esercizio necessarie. Un’opera strategica che avrebbe potuto attenuare gli effetti della crisi e che invece resta un’occasione mancata.
A questo quadro si aggiunge un ulteriore elemento critico, troppo spesso ignorato: gli accordi di programma con le altre regioni non vengono rispettati. In molti casi i prelievi risultano superiori a quanto previsto, e questo accade proprio nelle aree più martoriate, come il Vulture, che si ritrovano a subire contemporaneamente la fragilità delle proprie infrastrutture e gli squilibri generati da utilizzi non allineati agli impegni interregionali.
Parallelamente, il comparto agricolo ha attraversato questa fase senza una direzione chiara né decisioni tempestive. Le criticità erano note, ma non sono state accompagnate da scelte capaci di anticipare l’emergenza. Una terra che continua a valorizzare annunci invece di completare le opere necessarie non costruisce futuro: lo espone.
Per questo, come Coordinamento Agricoltori della Basilicata, abbiamo scelto un metodo diverso: dati verificabili, responsabilità operative e proposte immediatamente attuabili. Il 10 novembre abbiamo consegnato un documento tecnico con interventi concreti, tempistiche definite e un’impostazione trasparente: un percorso reale, non un insieme di intenzioni.
La situazione attuale è il risultato di un sistema che, nel momento decisivo, si è trovato senza gli strumenti necessari. Una narrazione ottimistica non può sostituire la solidità delle scelte.
Per questo ci rivolgiamo ai consiglieri regionali con la massima chiarezza: non è più sufficiente constatare l’emergenza. Servono atti pubblici immediati, capaci di superare l’immobilismo e restituire alla gestione dell’acqua una direzione chiara, verificabile e responsabile.
Il settore primario, motore autentico della Basilicata, non può essere lasciato nell’incertezza. Alle imprese agricole non si può chiedere di programmare investimenti, semine e raccolti se le decisioni arrivano tardi o non arrivano affatto.
Servono misure operative basate su dati certi e responsabilità precise. L’impegno, senza decisioni, non tutela né imprese né territori.
È il momento di agire con serietà e tempestività, per il bene della Basilicata e dei lucani. Perché il futuro si costruisce adesso. Qui”.

































