“Basilicata tra le regioni del Sud che soffrono di più: estremamente negativi Pil ed indicatori socio-economici”. Questa la situazione

“In vista delle elezioni del 25 settembre e della campagna elettorale, il tema principale che tutte le forze politiche dovrebbero mettere al primo posto è il drammatico divario economico e sociale tra Nord e Sud.

Se la questione sviluppo e risanamento del Mezzogiorno non viene presa di petto ci potrebbero essere effetti gravissimi e imprevedibili per i cittadini che vivono al Sud e per la tenuta complessiva del sistema Italia.

Gli ultimi dati del Rapporto Svimez 2022 e dell’Analisi 2022 dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre sono ancora una volta molto preoccupanti”.

Lo dice in una nota Chiara Gemma, eurodeputata di Impegno Civico, che aggiunge:

“Le regioni che soffrono di più sono la Calabria e la Basilicata.

In entrambi i casi il Pil e molti indicatori socio-economici sono estremamente negativi.

In Basilicata si conferma il tonfo delle esportazioni con un misero +0,6% semestrale sul 2021 (l’Italia è a +6,3%).

Un dato strettamente connesso alla crisi dell’automotive e delle produzioni nello stabilimento Stellatis di Melfi, che portano pesanti ricadute occupazionali.

A causa del crollo di Stellatis e della mancanza di politiche attive di sviluppo, il Pil della Basilicata è attualmente al 2,1% (la media del Sud è al 2,6), il terzo peggiore di tutt’Italia, dietro solo a Molise e Calabria.

La situazione è diventata insostenibile ed è necessario che il prossimo governo nazionale e le Regioni interessate si coordinino per aprire un dossier nazionale sul futuro del Mezzogiorno partendo da un attento e corretto utilizzo delle risorse del Pnrr e dei fondi della nuova programmazione 2021-27 dell’Unione Europea.

Un’Italia a due velocità con il Sud che insegue la crescita del Nord, senza mai raggiungerla, non è più concepibile.

Il divario è profondo e persiste in tutti i settori, a cominciare dall’aumento dei prezzi, il cui picco quest’anno potrebbe spingersi al Sud fino all’8,4%, contro il 7,8% del Centro-Nord.

Differenze enormi ci sono anche nel mondo della scuola, con realtà dove mancano ancora le mense e le palestre.

Oltre al fatto che gli studenti del Meridione frequentano mediamente quattro ore settimanali in meno rispetto agli studenti del Nord Italia.

In altre parole la forbice tra Settentrione e Meridione si allarga sempre di più e bisogna intervenire con forza e urgentemente.

Questi sono gli argomenti che andrebbero discussi e che meriterebbero risposte e impegni programmatici in questa campagna elettorale.

Questa è la sfida più grande che avranno di fronte il prossimo Parlamento e il prossimo governo italiano”.