Basilicata, Sanità: “Come si fa a chiedere ad un medico dopo anni di tornare in corsia, di fare le notti a 65 anni?”. La denuncia

“Non è richiamando in servizio i medici pensionati che si risolve la situazione della carenza di medici e più in generale di personale sanitario negli ospedali e nei territori della nostra regione.

La politica si interroghi sulle proprie responsabilità e non si affidi a penosi escamotage per risolvere un problema che richiede investimenti e nuovi modelli organizzativi”.

E’ quanto dichiara, in una nota, il consigliere regionale Giovanni Vizziello in riferimento al bando con cui l’ASM, di concerto con il Dipartimento Salute della Regione, chiede ai medici in pensione di ritornare ad esercitare la professione per mancanza di sostituti.

Spiega Vizziello:

“Può apparire paradossale ma esiste in Italia e in Basilicata un settore, quello degli ospedali, nel quale i posti di lavoro disponibili sono di gran lunga più numerosi degli aspiranti lavoratori, circostanza questa che dovrebbe spingere tutti ad interrogarsi sul perché sempre meno medici aspirano a lavorare nel sistema sanitario e ad adoperarsi per migliorare le condizioni economiche ed operative con cui si svolge il lavoro dei medici negli ospedali.

Le cause della cronica mancanza di personale sanitario sono arcinote:

  • il progressivo invecchiamento della popolazione e la connessa richiesta di maggiori prestazioni sanitarie;
  •  il numero chiuso per gli studenti delle facoltà di medicina;
  • le condizioni di lavoro negli ospedali fatte di turni massacranti e scarse possibilità di ferie e riposi;
  • l’esposizione al rischio di denunce per effetto di errori che è molto più probabile commettere quando si opera in condizioni di stress, le difficoltà di accesso alle specializzazioni e la mancanza di investimenti sul capitale umano.

Sono queste le cause di un disastro ampiamente annunciato e sono questi i fattori ostativi al ricambio occupazionale dei medici, sui quali dobbiamo avere la forza e la capacità di incidere positivamente, rinunciando a soluzioni tampone, che senza dubbio non risolvono il problema.

Ma come si fa a chiedere ad un medico che non esercita più la professione da anni di tornare in corsia, di fare le notti a 65 anni o di osservare comunque condizioni di lavoro gravose, assumendo al contempo responsabilità gestionali e decisionali?

La medicina è una disciplina caratterizzata da evoluzioni molto rapide e che quindi pretende continui aggiornamenti, che possono essere garantiti al meglio dai giovani, sul cui percorso formativo occorre concentrare ogni sforzo risolvendo al più presto l’imbuto formativo, fattore determinante dell’attuale carenza di medici, finanziando in maniera congrua le borse di studio nelle specializzazioni, perché i laureati in medicina in Italia che vanno all’estero a specializzarsi e a lavorare rappresentano per noi la più grande sconfitta”.