A Palazzo, dopo il terremoto, della statua di Sant’Antonio si è persa la memoria: “I giovani parroci non l’hanno mai vista e gli anziani del paese ormai non ci sono più”

Sono trascorsi ormai 40anni da quel 23 Novembre del 1980 quando il terremoto rase al suolo suggestivi paesi della Basilicata e della Campania.

Come ricorda l’Associazione “PALAZZO ARTE CULTURA” di Palazzo San Gervasio (PZ):

“Per tutto questo tempo “la ricostruzione” ha rappresentato il volano dell’economia e della politica di interi territori: tutto ha girato intorno ai fondi per la ricostruzione del post-terremoto.

Tanti paesi sono stati ricostruiti, tanti soldi sono stati spesi ed investiti da parte dello Stato per ricucire le ferite ma anche per tentare di recuperare un differenziale di sviluppo di interi territori che primeggiavano per povertà ed arretratezza.

In questi giorni, il ricordo va a quella enorme tragedia umana che vide quasi tremila morti, più di ottomila feriti e 300mila senzatetto.

Una macchina enorme di soccorsi si mise in moto di fronte alle immagini di morte e disperazione che le televisioni diffondevano in tutto il mondo.

Il Presidente Pertini, il commissario Zanardelli, tutti i rappresentanti regionali, provinciali e comunali si mobilitarono per alleviare la sofferenza delle nostre popolazioni che, in quei giorni, piangeva i morti e si interrogava sul futuro.

La cittadina di Palazzo San Gervasio (PZ) fu interessata marginalmente da quegli eventi, non registrando morti ma solo danni al patrimonio edilizio.

Seguirono indagini, sopralluoghi e stime per la valutazione e quantificazione dei danni subiti sia al patrimonio privato che al patrimonio pubblico fiduciosi che la voglia di reagire, insieme alle risorse finanziarie in arrivo avrebbero presto ristabilito la normalità, speranzosi che quella potesse anche rappresentare una opportunità per immaginare un nuovo possibile sviluppo.

In quei mesi il Ministero per i Beni e le Attività Culturali prelevò la statua di Sant’Antonio, patrono della cittadina di Palazzo San Gervasio, dalla chiesa del Crocifisso poiché necessitava di urgente restauro.

Conosciamo l’importanza delle statue sacre nella religione e l’importanza dell’iconografia all’interno delle celebrazioni.

Da sempre si sa, molte leggende hanno attributo delle capacità particolari alle statue.

Alcune volte capacità miracolose o demoniache.

Alcune sapevano parlare o recitare, come quella dell’opera Don Giovanni di Mozart.

Inoltre, molte popolazioni, con il tempo si sono vendicate durante le loro ribellioni sulle statue.

Molte statue infatti nel corso degli anni e in diversi Stati sono state distrutte perché simbolo di un regime non più amato o rispettato.

Ne sono testimonianza le recenti vicende che negli USA hanno visto accanirsi contro le statue di Cristoforo Colombo, rimosse con violenza dagli spazi pubblici.

Molte sono comunque legate alla nostra storia e cultura, spesso riferimenti specifici agli artisti locali e alle comunità che per tanti anni le hanno custodite, rispettate e venerate.

Dopo quarant’anni dall’evento calamitoso della statua di Sant’Antonio si è quasi persa la memoria, i giovani parroci non l’hanno mai vista e gli anziani del paese ormai non ci sono più.

Considerando la particolare devozione che i palazzesi riservano al proprio Santo Patrono, la nostra Associazione PALAZZO ARTE CULTURA ha portato la questione all’attenzione dei parroci e richiesto alla Soprintendenza di voler informare sullo stato di conservazione della statua e comunicare la data prevista per la ricollocazione presso la sua sede originaria.

Spiace immaginarla ancora con le mani monche abbandonata nei depositi impolverati della soprintendenza.

Ulteriore esempio dei danni perpetuati dalla politica del “rastrellamento” delle opere presenti sul territorio.

Il pensiero va alla più copiosa e collezione d’Errico e al torto subito dalla popolazione palazzese”.