A Venosa il primo impianto di compostaggio della regione ma c’è chi non è d’accordo: questa la richiesta

Lo scorso Venerdì 26 Ottobre sono stati consegnati, in località Notarchirico di Venosa, i lavori per la realizzazione del primo impianto di compost in Basilicata: un’opera che sarà realizzata nell’arco di dieci mesi.

Iniziativa, questa, che non sta bene a tutti.

Tra gli scettici, il consigliere comunale Arturo Raffaele Covella di “Venosa Pensa”.

Ecco la sua dichiarazione:

“Da cittadino, prima ancora che da consigliere comunale, ho molte difficoltà a comprendere i toni trionfalistici utilizzati per annunciare che a Venosa sorgerà il primo impianto di compostaggio della Regione.

Si tratta, infatti, di una decisione che ancora una volta mortifica la vocazione agricola e turistica del nostro territorio e che reputo fortemente contraddittoria con una politica di sviluppo serio del nostro Comune.

Sembra che, più che valorizzare la città di Venosa per le sue straordinarie bellezze e per le sue testimonianze storiche inestimabili, si voglia ridurre questo territorio alla pattumiera della Basilicata.

L’impianto di cui parliamo infatti sorgerà in una zona a forte vocazione agricola (a ridosso di numerosi vigneti da cui si produce il famoso vino Aglianico) e a pochi chilometri da una zona archeologica che andrebbe rivalutata magari anche attraverso nuove campagne di scavo in un territorio ricco di testimonianze storiche e ancora inesplorato.

Invece, dopo la scellerata decisione di collocare proprio in quell’area una discarica, ora, invece di chiudere una pagina nera della politica di questo Comune, si rilancia e si prevede la creazione di un nuovo insediamento per il trattamento dei rifiuti che rappresenta ancora una volta una fortissima contraddizione e una scelta politica assurda.

Secondo gli ideatori di questo scellerato progetto, l’impianto di compost previsto a Venosa consentirebbe l’abbattendo delle spese di trasporto dei rifiuti e i passaggi obbligati da impianti intermedi, i costi verrebbero fortemente ridotti.

Idea sicuramente apprezzabile, peccato che nessun accenno viene fatto alle problematiche che un impianto di compost prevede e alla assurdità della sua allocazione in una zona come quella individuata.

Oltre tutto, va aggiunto che la quantità di rifiuti organici che si prevede debbano essere trattati appare una vera enormità (basti pensare che nel 2017 la produzione totale di rifiuti organici nell’intera provincia di Potenza è stata di 17.500 tonnellate l’anno, 14.500 solo nel bacino centro-nord).

Se questi rifiuti organici dovessero essere dirottati tutti a Venosa, presto la città potrà pregiarsi del titolo di ‘città della monnezza’.

A quanto finora detto va aggiunto che questa decisione viene calata dall’alto senza che vi sia stato alcun dibattito a livello comunale e senza alcun preventivo coinvolgimento dei cittadini.

Un modo di procedere tipico della politica lucana che risulta però particolarmente sgradevole.

Sarebbe stato preferibile un coinvolgimento diretto del consiglio comunale e una interlocuzione con i cittadini per comprendere tutti gli aspetti della vicenda e per approfondire i pro e i contro di questo nuovo impianto.

Magari anche valutando allocazioni diverse dello stesso, proprio per meglio tutelare il territorio e la salute pubblica.

Non è infatti vero che questi impianti non hanno nessuna ricaduta sulle persone e sul territorio, purtroppo non esistono impianti ad impatto zero e per questo occorreva ed occorre ragionare coinvolgendo ed informando i cittadini prima di prendere decisioni che incidono su noi tutti.

Ancora una volta è prevalsa la superficialità da parte della politica e la tendenza a sottovalutare i rischi connessi a questi impianti, rischi invece ben noti agli scienziati e agli studiosi indipendenti che hanno evidenziato in numerosi studi i problemi legati soprattutto alle immissioni nell’area.

Gli esperti, infatti, sottolineano come per ogni tonnellata di rifiuti in ingresso, un impianto di compostaggio potrebbe produrre fino a ben 482 kg di anidride carbonica, oltre ad altre sostanze, come ammoniaca e cloro, dei veri e propri veleni per l’organismo umano.

E questo se i rifiuti in ingresso fossero ben differenziati.

Altrimenti, se presenti scarti come residui vitrei, di imballaggio o addirittura residui metallici, l’inquinamento e i rischi per la salute aumenterebbero in maniera spropositata.

A questo punto, ritengo doveroso che si apra subito un tavolo istituzionale per affrontare la vicenda nei dettagli e chiedo al Sindaco e alla Giunta comunale di approfondire insieme a tutto il consiglio e ai cittadini le ricadute sul territorio di questo nuovo regalo che viene fatto alla città di Venosa”.