Melfi, crisi dell’Indotto di San Nicola: “non è una periferia industriale destinata al declino”. La denuncia

Riceviamo e pubblichiamo una breve dichiarazione sulla crisi lavorativa dell’area di San Nicola di Mauro Basso, Italia Viva Melfi:

“La crisi dell’indotto di San Nicola di Melfi non è un evento improvviso né un problema temporaneo. È il risultato di un modello industriale che oggi mostra tutti i suoi limiti.

Per questo non può essere affrontata con soluzioni emergenziali o con l’attesa passiva di decisioni esterne. Serve una scelta chiara, strutturale e coraggiosa.

Quella scelta si chiama riconversione industriale.

Riconversione significa cambiare senza distruggere, trasformare senza perdere, costruire futuro partendo dalle competenze che già esistono.

Significa ridurre la dipendenza da un unico sistema produttivo e aprire il territorio a più filiere, più investimenti e più opportunità di lavoro.

È una risposta economica razionale prima ancora che una scelta politica.

Oggi il mercato del lavoro e l’industria indicano con chiarezza dove si crea occupazione stabile: energie rinnovabili, batterie e sistemi di accumulo, robotica e automazione, economia circolare, logistica avanzata, manifattura tecnologica. Continuare a difendere modelli che non reggono più significa esporre i lavoratori e le loro famiglie a un futuro di incertezza.

La riconversione non è una minaccia per il lavoro, è la sua più grande garanzia. Il lavoro non si difende con l’immobilismo, ma governando il cambiamento. Ogni nuova filiera che si insedia sul territorio è una possibilità in più di occupazione, ogni investimento attratto è una risposta concreta alla crisi.

San Nicola di Melfi non è una periferia industriale destinata al declino. È un territorio che ha competenze, storia produttiva, infrastrutture e capitale umano per diventare uno dei poli industriali più innovativi del Mezzogiorno.

Ma questo può accadere solo se istituzioni, imprese e parti sociali scelgono di lavorare insieme su una visione comune.

Il rischio vero non è la riconversione. Il rischio vero è non fare nulla, restare fermi, accettare la perdita di posti di lavoro come un destino inevitabile. Un destino inaccettabile.

Non serve gestire un declino, ma costruire una rinascita. La riconversione è la strada che può garantire lavoro, dignità e prospettive a questa comunità.

Ed è per questo che bisogna fare il possibile per realizzarla”.