Lavello, la BCC custodisce l’arte: San Martino e San Giorgio, il cuore segreto di Gaudiano. I dettagli

La BCC Gaudiano di Lavello – Banca del Vulture Melfese, fa sapere:

“Con orgoglio e senso di appartenenza abbiamo aderito a BCC Arte&Cultura, il progetto che ha come obiettivo quello di raccogliere e svelare il “cuore” artistico e culturale delle BCC. Quel luogo invisibile, eppure di carne, che è la sostanza delle banche di territorio.

Lo abbiamo fatto condividendo due capolavori di un pittore lucano ignoto, “San Martino” e “San Giorgio”, custoditi presso la nostra sede, risalenti alla metà del XV secolo”.

𝑵𝒐𝒕𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒄𝒐-𝒄𝒓𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂

Regione di transumanza fra le terre della Puglia e i Monti del Vulture, la Basilicata offre uno scrigno di tesori ai viaggiatori, soprattutto nel tratto che va da Lavello a Matera.

Nel territorio di Lavello, in un vallone tra le località Riseca e Masseria Jannuzzi, rimangono oggi solo alcune tracce della chiesa medievale di Santa Maria della Foresta al Bosco delle Rose. Risalente all’XI secolo, la chiesa si presentava con una sola navata e una vasta decorazione ad affresco che si susseguiva lungo il lato sinistro, sulla parete, sul fondo di una nicchia e all’interno dell’abside.

Opera di un ignoto pittore lucano attivo alla metà del XV secolo, di questo corredo pittorico rimangono oggi otto affreschi lacunosi (raffiguranti San Martino, San Giorgio, Annunciazione, SS. Pietro e Paolo, Madonna col Bambino, Offerente, Madonna del Melograno, Cristo in trono), distaccati nel 1972 e conservati in deposito nei locali della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata, fino al 1997, quando la BCC Gaudiano di Lavello ne diviene affidataria.

Ad Anna Grelle Iusco si deve uno studio approfondito degli affreschi staccati, nel quale emerge che «[…] l’autore ne sia un frescante locale è dichiarato non soltanto dalla sequenza delle immagini quasi per tabelle votive, come nei cicli medievali di tante chiese rupestri, e da talune persistenze di iconografia bizantina, ma anche da particolari morfologici ampiamente e talvolta da tempo in uso nella regione: le liste marmoree policrome delle cornici, con angoli a punta di diamante che rimandano a fonti napoletane trecentesche, la stampigliatura a motivi cosmateschi, ancora nelle cornici, od a vasi con fiori, nel prato della scena col S. Martino; la perlinatura esterna dei nimbi, con filze ritmate a tre ed a quattro;

le specchiature a tinta unita, quali ideali fondi oro, che indiziano una separazione dello spazio fra piano e fondo. […] Il ciclo, databile alla metà del XV secolo per lo schematico ma perseguito impianto spaziale e volumetrico, a sostegno delle grandeggianti figure, documenta quindi la penetrazione in Basilicata del gotico internazionale» (A. Grelle Iusco, IGNOTO PITTORE LUCANO (ATTIVO ALLA METÀ DEL SEC. XV), in A. Rosucci (a cura di), UNA CHIESA MEDIOEVALE DI LAVELLO E GLI AFFRESCHI DEL XV SECOLO (Santa Maria della Foresta al Bosco delle Rose), edizioni BCC Gaudiano di Lavello, Lavello 2008, pp. 53-54).