E’ progettata, ingegnerizzata e costruita in Italia, la Nuova Jeep Compass, realizzata sulla piattaforma Stla Medium dello stabilimento Stellantis di Melfi, in provincia di Potenza.
Oggi, nella fabbrica lucana – che si estende su 1,9 milioni di metri quadrati e che impiega circa 4.600 persone – si celebra il lancio della produzione della terza generazione del Suv che sarà commercializzato in 60 Paesi: dall’Europa, al Medio Oriente, all’Africa, all’Asia e all’Oceania.
Le opzioni vanno da una e-Hybrid da 145 CV e una e-hybrid plug-in da 195 CV, fino alle versioni completamente elettriche che erogano sino a 375 CV, trazione integrale e un’autonomia di 650 km.
L’altezza da terra è superiore a 200 mm, gli angoli di attacco e di partenza sono “ottimizzati e i guadi dell’acqua fino a 480 mm garantiscono sicurezza su tutti i terreni”.
Dal 2014 lo stabilimento Stellantis di Melfi è diventato il primo sito di produzione Jeep al di fuori del Nord America, producendo inizialmente la Renegade e successivamente la Compass, comprese le versioni ibride plug-in 4xe. Da allora, oltre 2,3 milioni di veicoli Jeep sono usciti dalle linee della fabbrica lucana.
La Nuova Compass è stata progettata “per eccellere – spiega Fabio Catone, responsabile del marchio Jeep in Europa – dalle strade cittadine e autostradali agli spostamenti quotidiani e alle avventure all’aria aperta, unendo stile di vita e design iconico con uno spazio interno e una versatilità impressionanti, grazie a un packaging efficiente.
Questa vettura riflette un nostro credo fondamentale: la libertà di mobilità per ogni viaggio”.
Con la produzione della Nuova Jeep Compass, lo stabilimento di Melfi “funge anche da banco di prova per tecnologie industriali all’avanguardia che saranno presto implementate in altri stabilimenti Stellantis”.
E’ uno degli elementi che emerge nel giorno del lancio della produzione della terza generazione del Suv che, realizzato in Basilicata, sarà commercializzato in 60 Paesi.
A Melfi “la libertà gioca un ruolo centrale.
Grazie a una linea di assemblaggio ultra-flessibile – sottolineano i dirigenti Stellantis e Jeep – l’impianto è capace di adattarsi in tempo reale alla domanda del mercato, adeguando il mix di veicoli prodotti, fino al 100% Bev se necessario”.
Nella fabbrica lucana – 1,9 milioni di metri quadrati di superficie totale – sono impiegate circa 4.600 persone, con una media di anzianità di impiego che supera i 20 anni.
“La sua integrazione a ciclo completo, dallo stampaggio alla verniciatura, alla plastica, all’assemblaggio e alla produzione di batterie, lo rende uno degli stabilimenti automobilistici più avanzati e flessibili del Continente”.
Jeep, inoltre, ricorda che “gli elevati livelli di automazione sono integrati dall’esperienza umana, garantendo i massimi standard di qualità, mentre le continue innovazioni in materia di sostenibilità, come la generazione di energia rinnovabile e i processi di verniciatura ecologici, rafforzano il suo ruolo di hub strategico nella roadmap di decarbonizzazione di Stellantis”.
Tra le tecnologie industriali all’avanguardia, “sistemi laser avanzati che garantiscono una precisione del 100% nell’allineamento della carrozzeria e telecamere elettroniche ad alta risoluzione che monitorano continuamente i profili delle portiere durante tutta la produzione.
Il sito sta inoltre adottando nuovi metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, come l’innovativo processo di verniciatura 4-Wet, che elimina un intero strato di rivestimento per ridurre l’impatto ambientale.
La sostenibilità è un impegno fondamentale in tutto lo stabilimento: le pompe di calore ad alta efficienza energetica sono già installate nelle cabine di verniciatura, con l’intenzione di espanderne l’uso in altre aree”.
E lo stabilimento melfitano “sta aumentando la propria capacità di autoproduzione attraverso pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e un sistema di biometano che ricicla i rifiuti organici provenienti dalle aziende agricole locali.
L’obiettivo è quello di raggiungere fino a 54 MW di energia rinnovabile, pari al 70% del fabbisogno energetico totale dell’impianto, entro la fine del 2030”.


































