Il Vulture è “Città italiana del vino 2026”. I dettagli del prestigioso riconoscimento

Il territorio del Vulture rappresenterà l’Italia del vino nel 2026.

Il prestigioso titolo di “Città Italiana del Vino 2026”, promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino, è stato assegnato a una coalizione di 14 Comuni lucani guidati da Ripacandida e accomunati dalla storia millenaria dell’Aglianico del Vulture, uno dei grandi rossi del Sud Italia.

Ne fanno parte Rionero in Vulture, Melfi, Ginestra, Barile, Rapolla, Genzano di Lucania, Atella, Acerenza, Palazzo San Gervasio, Lavello, Forenza, Venosa e Maschito.

La giuria tecnica, composta da accademici, esperti di turismo ed enogastronomia e giornalisti di settore, ha esaminato attentamente le quattro candidature pervenute – da Basilicata, Abruzzo, Sicilia e Veneto – e, dopo un confronto approfondito, ha deciso all’unanimità di premiare il progetto lucano.

Una scelta motivata dalla capacità di coniugare tradizione vitivinicola e sviluppo territoriale, con l’ambizione di trasformare il Vulture in un vero e proprio laboratorio nazionale di buone pratiche.

Dopo una attenta analisi delle candidature, evidenziando i punti di forza e le criticità di ciascuna, ha deciso unanimemente di insignire il Comune di Ripacandida, in rappresentanza del territorio del Vulture, quale Città Italiana del Vino 2026.

Nell’esprimere la decisione, è stato comunque importante rilevare che siano state ben quattro le candidature pervenute, sottolineando il valore e lo spessore di tutti i dossier e la circostanza che siano state rappresentative del Nord, del Centro e del Sud del Paese.

I quattro dossier esaminati sono il frutto di uno sforzo di riflessione e di elaborazione molto importanti, ma solo uno poteva conseguire il riconoscimento.

È stato scelto un progetto che ha messo l’accento sulla connessione con l’aspetto dello sviluppo territoriale, con l’ambizione di costituirsi come vero e proprio laboratorio nazionale e che ha proposto molte nuove attività da realizzarsi sul territorio non solo in occasione del 2026 ma anche negli anni successivi, come patrimonio permanente di esperienze e di progettualità, con particolare riferimento alle aree interne nelle quali la ruralità, quindi anche la vitivinicoltura, possa costituire un fondamentale ambito di rigenerazione.

Il titolo di Città Italiana del Vino non è soltanto un riconoscimento simbolico: comporta la realizzazione di un programma annuale di eventi culturali, enoturistici, ambientali e sociali, pensati per valorizzare il patrimonio materiale e immateriale legato alla vite e al vino. Un’occasione che promette di accendere i riflettori sul Vulture, rafforzando la promozione dei suoi prodotti e stimolando nuove opportunità turistiche.

Per i 14 Comuni coinvolti, si apre dunque una fase intensa di lavoro e di collaborazione.

Dopo l’esperienza dei Castelli Romani, Città Italiana del Vino 2025, il testimone passa a una terra dalla forte identità, dove la ruralità e la viticoltura diventano strumenti di rigenerazione e di crescita.

Ha dichiarato il presidente dell’Associazione, Angelo Radica:

“Ringrazio i componenti della Commissione per l’attenzione e la professionalità con cui hanno valutato ogni candidatura.

Il verdetto unanime conferma il valore del progetto e, al tempo stesso, riconosce la qualità e lo spessore dei dossier provenienti da Nord, Centro e Sud Italia”.