Autovelox, prosegue lo scontro fra Mit e i Comuni. Cosa sappiamo

Ci sono ancora contrasti sugli autovelox fra il ministro dei trasporti Matteo Salvini e l’Anci.

Nelle scorse ore come si aprrende da tg24.sky il titolare del Mit ha inviato una lettera al presidente all’Associazione dei Comuni Gaetano Manfredi, per richiedere un censimento dettagliato dei dispositivi su tutto il territorio nazionale.

La richiesta fa seguito a una prima risposta di Anci, che ha fornito dati in termini percentuali.

Salvini ha risposto chiedendo “numeri certi” e ha sollecitato i sindaci a fornire “non una percentuale ma un numero chiaro e inequivocabile”.

Il Mit vuole quindi sapere “quanti sono gli autovelox e dove sono installati”.

Il Mit in precedenza aveva chiesto a Manfredi notizie sul censimento dei dispositivi in uso nei Comuni italiani con lo scopo, aveva sottolineato, “di garantire trasparenza e l’uso degli autovelox esclusivamente per la sicurezza stradale”.

E aveva chiarito che l’accertamento del numero dei dispositivi fosse una delle condizioni “per poter riavviare il procedimento relativo all’adozione del decreto interministeriale sulle regole di omologazione”.

Nella sua risposta, Anci ha messo in luce il quadro generale: è composto da un 59,4% di dispositivi fissi validati prima del 2017 e da un 40,6% successivi a quell’anno; per quelli mobili il dato si attesta a un 67,2% approvati prima del 2017 e a un 32,8% successivi.

Ma, avvertiva Manfredi, serve “far fronte alla situazione non più procrastinabile di vuoto normativo”, posto che “la velocità rimane tra le prime tre cause principali della mortalità in strada”.

Anci ha anche tenuto a spiegare che “provvederà a sollecitare ulteriormente gli altri Comuni”, ribadendo però “che i numeri ricavati dalla ricognizione sono già affidabili.

“Attendiamo di continuare il confronto per arrivare alla formulazione delle indicazioni che i Comuni aspettano”. Come detto all’inizio, Salvini ha risposto alle percentuali diffuse dall’Associazione chiedendo “numeri certi”.

Al momento rimane quindi una situazione di stallo.

Il 2017 è un anno cardine in questa materia: lo scorso marzo il governo aveva messo a punto un decreto – prima approvato, e poi stoppato – che riguardava l’omologazione di tutti gli apparati di controllo, autorizzando l’uso solo di quelli vidimati a partire dal 2017.

Il testo era finalizzato a disciplinare l’insieme di multe e ricorsi da parte di automobilisti e associazioni, e prevedeva lo spegnimento momentaneo degli autovelox più vecchi in attesa di renderli conformi alle nuove regole di taratura.

Il caos su questo tema è nato da una sentenza del 18 aprile 2024 della Corte di Cassazione che ha stabilito che le multe per eccesso di velocità non sono valide se il dispositivo che le ha comminate non è omologato.

Più nello specifico, il decreto Mit di fine marzo prevedeva che tutti i dispositivi autovelox approvati dal 13 giugno 2017 in poi fossero da ritenersi omologati.

Il testo era stato inviato a Bruxelles.

“A luglio diventerà quindi operativo, mettendo fine a polemiche e ricorsi”, aveva commentato l’Asaps, associazione amici e sostenitori della polizia stradale.

“Finalmente si farà chiarezza, e finiranno i sistematici ricorsi che hanno criminalizzato ì misuratori di velocità e hanno fatto annullare le sanzioni per le velocità oltre i limiti, anche le velocità tra le più elevate”, era stato il commento del presidente Giordano Biserni. Poco dopo lo stop di Salvini, che aveva ritenuto fossero “necessari ulteriori approfondimenti”.

Nel 2023 i proventi incassati dai principali Comuni grazie alle multe stradali sono aumentati del 6,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo nelle 20 città più grandi d’Italia 584,7 milioni.

Lo afferma il Codacons, che diffonde uno studio realizzato sulla rendicontazione del ministero dell’Interno e basata sui dati che gli enti locali devono fornire entro il 31 maggio di ogni anno, riferiti alle somme effettivamente incassate dalle amministrazioni locali.

La città italiana che detiene il primato sul fronte dei proventi delle sanzioni stradali è Roma, con oltre 172 milioni di euro nel 2023, in crescita del 29,7% sul 2022, seguita da Milano con 147 milioni di euro (-3% sul 2022).

Ogni ora in Italia vengono investiti due pedoni, a Roma ne muore uno ogni settimana, le strisce pedonali sono sempre più insicure (175 morti lo scorso anno): sono tra le cifre del settimo rapporto Asaps sugli incidenti con pedoni nel 2023, elaborato grazie ai dati Istat.

Il numero di decessi sulle strade, 485, è lo stesso dell’anno precedente (314 uomini e 171 donne), ma sono aumentati i feriti, anche con danni permanenti, passati da 19.062 a 19.691, mentre nel 2021 – anno caratterizzato dalla pandemia – erano stati 16.693. Gli investimenti di pedoni sono stati 18.483. Tra le vittime anche 12 minori e 314 persone con più di 65 anni.