SI CHIAMA MARIA, È DI RIONERO: DALLA BOCCONI DI MILANO TORNA A MONTICCHIO PER CONTINUARE L’ATTIVITÀ DEL PADRE. ECCO LA SUA STORIA

Certe storie meritano di essere raccontate e per diversi motivi.

Perché non se ne sentono più come una volta, perché sono fatte di sacrifici ma soprattutto di traguardi, e soprattutto perché riscattano l’orgoglio di tutto il Vulture-Melfese.

Protagonista di questa storia è Maria, giovane imprenditrice di “Borgo Villa Maria“.

Dire “Villa Maria” vuol dire Monticchio, vuol dire la storia della “Perla del Vulture”.

Maria ha deciso di prendere le redini dell’azienda di famiglia in un momento particolare della sua vita.

Dopo Milano e la Bocconi, dopo le esperienze e le opportunità che cambiano la vita, il destino ha bussato alla porta di Maria riportandola a casa.

Riportiamo di seguito una breve intervista.

Maria, partiamo dall’inizio. Dopo la maturità arriva il momento degli studi universitari.

“Dopo la scuola ho lasciato Monticchio e la mia famiglia per studiare alla Bocconi di Milano. Ho conseguito la laurea triennale in economia aziendale e poi la specialistica e un master in marketing. Nel frattempo ho svolto diverse attività lavorative, sia all’interno della Bocconi, sia nel mondo del turismo. Tutto questo per dare un senso pratico a quanto studiato”.

Sono stati anni importanti.

“Assolutamente! Dieci anni di tante esperienze in un mondo completamente nuovo. Poi si sa, Milano è la capitale dell’economia, respiravo appieno un ambiente che avevo deciso di vivere sin dall’università. Durante quel periodo ho avuto modo di allargare i miei orizzonti, di vedere le cose secondo nuove prospettive. Acquisizioni che poi mi sono tornate utili”.

Dopo 10 anni a Milano il rientro a Monticchio.

“Nel 2013 sono tornata a casa per via della perdita di mio padre. Questo ha inevitabilmente portato ad una ridefinizione dei rapporti con la struttura di Borgo Villa Maria. Bisognava continuare a gestirla, nel solco tracciato prima da mio nonno Antonio e poi da mio padre. Mi sono rimboccata le maniche e ho deciso di mettermi a capo dell’azienda”.

Aveva in mente di tornare a Monticchio oppure i suoi progetti erano altri?

“Era uno dei miei obiettivi ma sinceramente non mi aspettavo arrivasse così all’improvviso. Forse sarei stata qualche altro anno fuori per arricchire le mie esperienze ma il destino mi ha portata ad anticipare i tempi. All’inizio ero un po’ spaventata. Era sì un’azienda di famiglia ma la responsabilità era comunque grande. C’era un ricambio generazionale, la transizione era palpabile”.

Le sue prime mosse a capo di Borgo Villa Maria quali sono state?

“Prendere consapevolezza di essere a Monticchio. Mio nonno Antonio ha creato questa struttura nel 1964, sono passati 53 anni. Per molti ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile. Ricordo i suoi racconti di una Monticchio meravigliosa, in festa, piena di turisti.

Era la punta di diamante di tutto il Vulture-Melfese. La forza emotiva di quei racconti, e quindi della passione lavorativa di mio nonno e poi di mio padre, (insieme alle mie esperienze acquisite a Milano) sono state il nuovo punto di partenza dell’azienda.

Ho cambiato il nome, ho aperto la piscina al pubblico (mentre prima era destinata solo agli ospiti dell’albergo) ho ripristinato la sala ricevimenti per i matrimoni e le altre cerimonie. Molti hanno accolto positivamente il ritorno dei matrimoni ai Laghi.

Una volta era quasi una prassi, adesso non più”.

Non sarà anche perché Monticchio soffre negli ultimi anni di una disattenzione che ha portato ad uno stato di degrado incomprensibile?

“La situazione di Monticchio è molto complessa. Manca un referente istituzionale unico che sappia gestire l’area e fungere da punto di riferimento. Le istituzioni sono venute progressivamente meno ed è per questo che ci troviamo nella situazione attuale.

Noi operatori turistici forse potevamo fare qualcosa di più. A Monticchio mancano le idee che portano rinnovamento, aria nuova. Anche qui c’è immobilismo: se non si è in grado di avere una visione lungimirante e attenta alle evoluzioni del mercato e del turismo, difficilmente si potrà essere al passo coi tempi.

Nel mio piccolo cerco di portare una ventata di novità. Le mie esperienze a Milano sono sicuramente servite a maturare questa consapevolezza. Certo non tutto è applicabile, bisogna contestualizzare al luogo in cui ci si trova. Ma avere le idee giuste e produttive sono un buon segnale. Qui abbiamo un potenziale enorme, allora perché non sfruttarlo?”.

L’estate è alle porte e Borgo Villa Maria si starà sicuramente preparando per la nuova stagione.

“Abbiamo in mente una serie di attività, dalla musica jazz alla degustazione di vini, dal cineforum alle serate a tema in piscina. Vogliamo riportare al centro le rovine dell’Abbazia di San Ippolito con eventi culturali. Sempre nell’ottica di un turismo di qualità, di relax, di buona cultura, anche e soprattutto locale.

I nostri ospiti vengono a Borgo Villa Maria per rilassarsi, soprattutto i tedeschi. Noi puntiamo ad allargare l’offerta e a rendere la nostra struttura, e Monticchio, un luogo dove ritrovare serenità“.

Ritrovare serenità e magari i tempi meravigliosi raccontati da suo nonno.

“Sarebbe bellissimo. Monticchio merita di ritornare ai suoi tempi d’oro. Per fortuna ci sono tanti giovani che si stanno interessando alla questione. Tutti insieme dobbiamo impegnarci affinché la “Perla del Vulture” torni a splendere come e più di prima“.

Maria vi aspetta a Monticchio, insieme al suo coraggio di tornare nella nostra terra nonostante le difficoltà.

Una storia fatta di sorprese, di cambiamenti radicali ma soprattutto di riscatto, alla quale tutto il Vulture-Melfese deve guardare con ammirazione ed esempio.

Facciamo quindi i nostri migliori auguri a Maria che, con la sua tenacia, dimostra sul campo quanto sia possibile anche per le donne fare impresa da noi.

Di seguito alcune foto.