QUESTA SERA A LAVELLO TORNA LA TRADIZIONE DEDICATA AI MORTI CON IL “GRAN’ CUTT”

In ogni parte del mondo ci sono celebrazioni in onore dei morti, anche il mondo cattolico ha il suo periodo per onorare i propri defunti. Il 2 Novembre anche Lavello ha la sua celebrazione “D’dammimourte” (le anime dei morti).

La Pro Loco “F. Ricciuti “ questa sera, a partire dalle ore 18,00 in Via Roma, offrirà a quanti lo gradiscono il tradizionale “gran’ cutt“.

Questa tradizione è stata tramandata oralmente e proviene probabilmente dal rito della “panspermia ellenica”, un rito che insegnò agli antichi abitanti dell coste a nord del Mediterraneo (i quali vivevano di caccia e della raccolta di frutta selvatica) un modo diverso di provvedere alla propria alimentazione attraverso la coltivazione della terra e allevando bestiame.

D’dammimourte, una frase che fino al 1950 i bambini, ma anche gli adulti, che  si trovavano in una situazione di povertà, bussavano alle abitazioni delle persone più agiate di Lavello pronunciando la frase  D’dammiourte, ricevendo cibarie di vario tipo. La frase originale era: Fate offerte di cibo ai vivi in onore delle anime di morti, perché i vivi dovevano campare.

Ancora oggi, in occasione delle feste patronali, il questuante bussando alle porte dei fedeli si limita a dire: La Madònne! ricevendo oboli (in denaro).

Il significato fondamentale di questa nostra tradizione era la solidarietà, comportamento necessario sopratutto tra ricchi e poveri.

A Lavello nel giorno di D’dammimourte si prepara, oggi come tanti anni fa, un “dolce” ricavato mescolando: grano tenero cotto,vino cotto (mire coutte), gherigli di noci spezzettati e chicchi di melograno. Questo era ed è il modo per dimostrare quanto bella ed indispensabile era ed è la madre Terra.

La parte prevalente del miscuglio è rappresentata dal frumento tenero messo in ammollo e cotto, questo antesignano e completo pasto testimonia l’importanza di questo vegetale per l’economia alimentare nelle Società antiche e moderne.

Le famiglie, oggi come allora, preparano il “grano cotto” e poi lo danno a parenti e amici. Intanto per onorare i nostri defunti, il cimitero è illuminato a giorno da lampade e ceri votivi che illuminano ogni singola tomba o loculo.  Per manifestare il nostro rispetto per i morti, anche sui nostri balconi o terrazze vengono accesi dei ceri a dimostrazione del nostro rispetto e legame indissolubile con essi.

Contrariamente a quanto si pensa la lampada votiva non rappresenta il mezzo per illuminare il cammino dei morti verso l’aldilà, bensì rappresenta il legame tra vivi e morti.

La luce, simbolo della vita, lega allo stesso modo  sia il ricco che il povero, la differenza si poteva notare solo all’interno della tomba, infatti c’era differenza nella quantità e nella qualità dei corredi funebri.