MELFI, NAVAZIO ATTACCA:”IL SINDACO VUOLE CAMBIARE NOME ALLA CITTÀ”. LA REPLICA DI VALVANO: “TUTTO FALSO!”

È scontro tra il consigliere di minoranza del Comune di Melfi Alfonso Ernesto Navazio e il sindaco Livio Valvano.

Il consigliere ha infatti accusato il sindaco di voler modificare il toponimo della Città.

Ecco cosa ha dichiarato Navazio:

“Statuto comunale e marketing del territorio. Un sindaco alla ricerca del Santo Graal e una maggioranza pronta ad assecondarlo.

Melfi, città delle Costituzioni di Federico II. Qualcuno ancora non lo sa? Melfi, città delle Costituzioni di Federico II. Qualcuno potrebbe metterlo in discussione? Uno stato laico può acconsentire ad ognuno dei suoi circa 8000 enti locali di aggiungere al proprio toponimo ufficiale una ulteriore frase identificativa o toponimo che si espliciti con un suo personaggio illustre, con una parte della propria storia, con una tipicità produttiva del suo territorio?

Roma, Firenze, Siena, Venezia, per esempio, hanno mai sentito la necessità di aggiungere qualcosa alla propria municipalità? Il comune è un Ente territoriale, dotato di un certo grado di autonomia amministrativa e dedicato a realizzare gli interessi della popolazione locale. Legare la sua esistenza ad un particolare evento, per quanto grandioso sia stato vuol dire sminuire la sua più complessa ed articolata identità civica.

La storia si piega alla volontà dell’economia perché quella in realtà è la vera ragione di questa trovata. Un’operazione di marketing che ha il sapore dell’inutile e del superfluo. Un’operazione commerciale non contemplata in nessun manuale teorico di tecnica turistica. Un’operazione che non considera i disagi che tale iniziativa arrecherà ai cittadini per l’aggiornamento dei documenti in loro possesso e l’aggravio di lavoro a carico dei servizi comunali che dovranno applicare la direttiva.

Non basta identificarsi con lo Stupor Mundi, il Salvatore del mondo, l’Anticristo, il Principe dei principi per inorgoglirci della nostra storia (che in realtà poi ci piace solo nelle edizioni romanzate), non basta la scritta su documenti e carta da lettera per ricordare e diffondere la nostra storia, ma cosa più importante non basta l’essere stata luogo da cui sono state promulgate delle costituzioni per motivare i turisti a visitare la nostra città.

Una città è fatta di tante identità, tanti motivi di attrazione, che la rendono sempre più quella città invisibile tanto cara ad Italo Calvino: ognuna con il proprio intimo e segreto toponimo.

Modificare uno Statuto nella parte in cui si decide di “implementare” il toponimo della Città senza la condivisione della minoranza consiliare, senza una discussione con la città ma con un semplice deliberato la cui motivazione è stata semplicisticamente: “in coerenza con la strategia di programma, che è quella di puntare sul turismo, riteniamo che sia importante legare, anche in modo formale, non sostanziale, perché in modo sostanziale già lo è, la città di Melfi, all’avvenimento della promulgazione delle Costituzioni del 1231′ quando l’imperatore Federico II emanò un atto legislativo che è stato punto di riferimento per i successivi cinque secoli” è atto inutile, insensato e superficiale, che evidenzia la pochezza di chi, pur di apporsi una stelletta per il raggiungimento “facile” di un obiettivo del proprio programma di mandato: valorizzazione turistica del territorio, scomoda addirittura “l’Imperatore” senza un coinvolgimento palese della Giunta, peraltro assente durante i lavori del consiglio, le cui considerazioni sul tema e sulla portata dei suoi effetti nessuno ha il piacere di conoscere.

Molto altro andrebbe fatto per lo sviluppo socio economico del nostro territorio. Molto e diversamente andrebbe fatto per il suo sviluppo turistico, per esempio non aumentare le tasse sul settore alberghiero, come invece è stato fatto con la Tari, per esempio occuparsi del recupero e fruibilità dei laghi di Monticchio, per esempio occuparsi fattivamente della Sagra della Varola e non viverla come un fastidio di cui liberarsi affidandolo completamente in termini di ideazione, organizzazione e responsabilità alla sola Pro Loco della città.

Questione di punti di vista e di metodo qualcuno potrebbe chiosare. Fatto sta che quelli del Sindaco Valvano si distinguono sempre di più per la spocchiosità ed il pressappochismo dei quali Melfi continua a pagare le conseguenze”.

Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Melfi Livio Valvano che ha dichiarato:

“La denominazione del Comune di Melfi è semplicemente Melfi. La modifica statutaria che tornerà domani in Consiglio Comunale eleva a livello istituzionale, cioè all’interno dello statuto, quella che è una autentica unicità storica della nostra città, luogo della promulgazione delle Costituzioni di Federico II di Svevia.

Non c’è alcuna intenzione di cambiare la denominazione della città, ma semplicemente di introdurre nello Statuto un elemento di particolare interesse storico-culturale e quindi turistico, cioè la semplice specificazione che Melfi è stato il teatro di un eccezionale evento storico, di assoluta unicità rispetto a qualunque altra città del mondo, per consentire così di potenziarne la divulgazione. Tutto qua.

Anziché trovare anche la convergenza delle opposizioni, anche questa delibera viene da loro utilizzata per fare rumore, spargere veleno nel vano tentativo di comunicare la propria esistenza, in qualche modo. Rinnovo il suggerimento alle opposizioni: a furia di gridare al lupo al lupo, quando capiterà una vera situazione di pericolo la vittima non troverà soccorso.

Lo dico perché sono genuinamente preoccupato per la funzione dell’opposizione che non può essere solo quella di agenzia elettorale; anche quello per carità, nessuno vuole impedire l’ennesima candidatura alla prima elezione che capiterà di questi valorosi uomini portatori dell’interesse della nostra città.

Ma insistere nel sollecitare inquietudini, paure, come quella falsa sull’Ospedale o addirittura questa sull’infondata intenzione di cambiare il nome alla città con una delibera di Consiglio Comunale comincia a diventare una farsa.
Un boomerang politico che farà piacere sicuramente a noi, alla maggioranza, se ragioniamo egoisticamente, ma non fa certo il bene della città.

Non credo debba sul serio preoccuparmi di tranquillizzare i cittadini, che non dovranno affatto cambiare i documenti perché non è vero che intendiamo cambiare la denominazione del nostro comune, ma posso responsabilmente impegnarmi ad ascoltare l’opposizione e ad accogliere eventuali suggerimenti di modifica del testo della delibera, ove mai questo potesse tranquillizzare le loro ansie.

Ne dubito, perché è quasi impossibile spegnere le ansie da prestazione elettorale, però l’impegno è doveroso assumerlo”.