DIGA DEL RENDINA, GLI AGRICOLTORI: “SUBITO IL RIPRISTINO”, MA I TECNICI: “FERMA DA TROPPI ANNI, NON È SICURA”

All’iniziativa promossa dal comitato “Riscatta Lavello-Cittadini attivi” è emersa chiaramente la volontà di ripristinare la Diga del Rendina.

Gli agricoltori intanto sono infuriati per lo stato di abbandono in cui versa la struttura da quasi 30 anni, una diga che potrebbe alimentare e rendere autosufficienti le aree di Lavello e Melfi e finanche garantire approvvigionamento alla vicina Puglia.

Invece è tutto fermo, degradato e gli agricoltori devono fare i salti mortali per recuperare altrove le risorse idriche necessarie ai loro terreni.

Anche la Regione ha espresso parere favorevole alla ripresa delle attività della diga.

C’è pero un problema non di poco conto: bisognerebbe prima effettuare studi approfonditi sulla sicurezza dell’impianto, studi che richiederebbero circa un milione di euro. L’Ufficio Dighe ha inoltre espresso la propria perplessità perché una diga dismessa da tanti anni può costituire un motivo di pericolo.

Nel corso del dibattito avvenuto a Lavello sono intervenuti anche l’assessore regionale all’ambiente Francesco Pietrantuono e il consigliere regionale Piero Lacorazza: l’intenzione di intervenire c’è, bisogna capire in che termini e in quali tempi.

Recuperare una diga dismessa richiede ricerca, investimenti e tempi tecnici che non si possono trascurare.

Già poco tempo fa il coordinamento dei segretari di circolo del Vulture-Melfese aveva espresso preoccupazioni e il ripristino immediato dell’impianto.

Si spera che a questi dibattiti seguano presto delle azioni concrete che possano finalmente decidere il destino della diga del Rendina.